Come definire questi due termini – ostilità e competizione – così in stretta relazione l’uno con l’altro?
Con competizione si intende una gara, un contrasto fra persone o gruppi che cercano di superarsi l’un con l’altro e di conquistare un primato. Si utilizza molto nella sfera sportiva, ma è comune anche nell’ambito lavorativo. Puntare ad essere il migliore, a vincere: è questa la caratteristica principale di una persona competitiva.
L’ostilità è un sentimento malevolo, un comportamento contrario all’altro individuo: in ambiente lavorativo, un possibile esempio è quella fra colleghi. La percepiamo maggiormente nell’atteggiamento di un nemico o di una persona che prova un impulso avverso all’altro.
Come possono intrecciarsi questi due atteggiamenti? In che situazioni? Vediamolo insieme.
La competizione può tradursi in un’accezione positiva e negativa.
Una competizione sana è quella che troviamo tra persone in grado di accettare la possibile sconfitta come un automiglioramento, come un’invidia positiva non malevola per raggiungere un più alto obiettivo individuale. In taluni casi, non solo si accetta il proprio fallimento razionalmente, ma si esulta per la vittoria dello sfidante in quanto migliore, un rivale da battere a cui aspirare.
Talvolta, però, la competizione si trasforma in negativa e senza alcuno scopo benefico per la propria persona. Non saper accettare una sconfitta vanificherà quella grinta necessaria a superare il proprio limite, ad accettare i propri errori ed affrontare i propri difetti. E, proprio da questo stato di rabbia, di visione dell’avversario come nemico e non come aspirazione, può nascere l’ostilità. Subentra una sensazione quasi di odio ed invidia che esterna la parte peggiore dell’individuo.
Questo accade non solo nel campo sportivo ma anche in quello lavorativo. In effetti non è sempre facile accettare che, dopo tanti sforzi ed impegno, ci possa essere qualcuno più bravo di te e con doti maggiori. L’astio si può trasformare facilmente in ostilità. Un esempio pratico possiamo trovarlo in una situazione di posto vacante in azienda, che il titolare avrà il compito di affidare a solo uno di due possibili candidati: se i due inizieranno a vivere questa competizione come sfida sanguinaria di odio verso l’altro, di cattiveria gratuita a fini ultimi propri, vivranno una situazione di profondo disagio e sofferenza.
Avere un appoggio in azienda, un collega che ti dà una mano, invece che un metaforico schiaffo in un momento di difficoltà vera, è sicuramente più importante per il proprio benessere mentale. L’ostilità è un nemico per la propria crescita, sia personale che lavorativa.
Dovremmo riflettere di più su domande tipo: hai mai provato un sentimento ostile verso un collega o viceversa? Ha inficiato in qualche modo sul tuo operato o sul suo? E come hai risolto la situazione?
Altra domanda utile potrebbe essere: cosa potevi fare, che non hai fatto, quando hai subito o intaccato un atteggiamento ostile?
È possibile gestire la propria competitività ed ostilità con qualche passaggio da seguire. Proviamo a vederli insieme:
Tutti questi consigli hanno però alla base una personalità, un Io individuale sano e consapevole. In effetti, è possibile risolvere un dato problema con un collega solo se noi stessi avremo la coscienza a posto, un Io individuale forte della propria presenza ed una profonda autostima.
Conoscere i propri limiti, le proprie fragilità ed incompletezze permetterà di riconoscere anche quelli degli altri.
Ma come fare per sviluppare un Io interiore sano, forte e consapevole di sé? Pochi minuti di meditazione al giorno possono essere il rimedio che stavi cercando.
La meditazione è una pratica di riflessione ed autoanalisi. Essa permea la mente di pace e tranquillità in assenza di pensieri. Ti permette di abbandonare il mondo esterno per effettuare una profonda introspezione del proprio corpo e della propria mente.
Ma come legare questa pratica ad una possibile ostilità nel mondo lavorativo?
Approfondire lo sviluppo dei Chakra, in particolare del 4° e del 7° punto energico, consentirà al proprio Io di ritrovare quell’equilibrio mentale e fisico necessario a contrastare e ridurre l’ostilità sia interiore che in relazione al comportamento dell’altro.
Con 4° e 7° Chakra intendiamo rispettivamente il Chakra del cuore ed il Chakra della corona.
Il Chakra del cuore ha come tema centrale la crescita di sentimenti quali amore, umanità, compassione, affetto e sicurezza. L’obiettivo, tramite il suo sviluppo, è quello di incrementare la potenza interiore di stati d’animo quali amore per il prossimo, senso del gruppo, autostima, tolleranza ed apertura: ecco perché è tanto importante per una sana competizione tra colleghi o avversari. Se attivato correttamente, è in grado di rispondere a malesseri generali generati da ostilità e malvagità, come un potenziale stato di esaurimento mentale da sfinimento.
Il Chakra della corona centra le sue fondamenta sull’autorealizzazione, la più alta conoscenza di se stessi possibile da raggiungere. Elevarsi, con lo sviluppo del 7° Chakra, permetterà alla persona di toccare una profonda pace interiore ed un’immensa armonia. Tutte qualità per un’introspezione interiore profonda sui propri limiti, sulle proprie carenze e qualità. Creare un Io Individuale forte sarà il compito dello sviluppo dei punti energici. Quando la persona ha un’autocoscienza stabile è in grado di trovare le risposte di cui ha bisogno.
Dedicare del tempo per la meditazione stimolerà le tue capacità, i tuoi sensi ed il tuo benessere interiore. Sfrutta al massimo il tuo spazio ed il tempo che ti dedichi, fai esercizi meditativi intraprendendo un percorso di sviluppo. Zenzone saprà fornirti il giusto equilibrio sensoriale per realizzare questa esperienza evolutiva: metterà in pratica le soluzioni e darà risposta alle tue necessità per una più alta consapevolezza meditativa.
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PAOLA VARUTTI
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